La Cassazione con l’ordinanza n. 10725/2019 (sotto allegata) nel rigettare il ricorso di una società datrice di lavoro, già condannata al pagamento di più 40.000 euro per mobbing, precisa che chiedere continuamente e in modo pressante alla propria dipendente assente per malattia chiarimenti sulle sue condizioni di salute e sulle cure mediche a cui deve sottoporsi, privandola delle sue mansioni al rientro e chiedendole di dimettersi costituisce condotta mobbizzante.

La vicenda processuale
Il Tribunale accoglie il ricorso di una lavoratrice riconoscendole il diritto all’inquadramento nel II livello del CCNL di categoria, dichiarando l’illegittimità del licenziamento intimatole per violazione del periodo di comporto e condannato la società datrice al pagamento:

 – della somma di 41.043,00 euro oltre interessi legali a titolo di risarcimento per mobbing;
 – delle somme di 5.000,00 euro per differenze retributive relative al superiore inquadramento riconosciutole;
 – di 8.384,88 euro per indennità da licenziamento illegittimo.