In questi ultimi anni – in particolare dal 2017 – ha ripreso a crescere il numero dei morti sul lavoro, invertendo una tendenza alla loro diminuzione, faticosamente conquistata nei decenni precedenti grazie alle lotte per la sicurezza e alla relativa legislazione.
Possiamo immaginare come la reazione alla crisi sia stata costruita nei luoghi di lavoro attraverso una disapplicazione delle norme di sicurezza, mancati investimenti sulla modernizzazione e sull’organizzazione del lavoro e il ricorso costante ai lavori in subappalto con personale non sufficientemente specializzato e formato.
Nello specifico il Veneto della “ripresina” sta contestualmente registrando, rispetto ad altre regioni, un progressivo aumento delle malattie, degli infortuni e delle morti connessi al mondo del lavoro.
Le statistiche riportano numeri raccapriccianti che fanno pensare ai conflitti bellici, ai disastri naturali come i terremoti o alle grandi tragedie nazionali.
Ma, a differenza di questi, le morti sul lavoro non generano la stessa reazione emotivo dell’opinione pubblica.
C’è una costante distrazione rispetto a questo tema da parte della politica, dei media e del pubblico: oggi quello che non è raccontato non esiste. Per questo è necessario continuare le azioni di sensibilizzazione e mobilitazione che stiamo portando avanti, insieme alle altre organizzazioni sindacali confederali e ai soggetti che presidiano i territori.